Io italiano negli USA, voto Trump contro gli interessi partitocratici

Io italiano negli USA, voto Trump contro gli interessi partitocratici

Vivendo negli Stati Uniti dal 1976, posso affermare in totale sincerità di non aver mai visto questa nazione in una situazione simile all’attuale. La frustrazione della gente comune è evidente, e si manifesta nella mancanza di rispetto nei confronti della classe politica che dovrebbe rappresentarla, e che invece usa la posizione raggiunta per ottenere meri vantaggi personali e di fazione.

Per la prima volta negli Usa si respira un’aria simile a quella europea d’oggi, dove il cittadino medio si sente tradito dalla partitocrazia, capace dal suo canto di arrivare a situazioni estreme e intollerabili come in Italia. Difficile non ricordare oggi gli Usa di Jimmy Carter, in cui la situazione debitoria era allucinante e presentava un 22% di interessi bancari da pagare, una Ambasciata USA a Teheran occupata dai rivoluzionari e il disastro della fallita missione di salvataggio.

Nonostante questi fallimenti il popolo tuttavia nutriva del profondo rispetto verso Carter, perché anche se incapace politicamente, veniva considerato a tutti gli effetti un leader onesto e genuino, cosa che non accade oggi con gli attuali uomini politici alla ribalta, recepiti come degli incapaci che fanno della carica politica uno stile di vita dissoluto, alle spalle dei contribuenti. Siamo alle soglie di una nuova Presa della Bastiglia, la rabbia e la frustrazione dei cittadini hanno raggiunto un livello non più accettabile, e questo può essere verificato anche con il rafforzamento dei vari movimenti nazionalisti, situazione estendibile ancora una volta al continente europeo.

Il fenomeno Trump può ricordare la comparsa sulla scena politica del primo Berlusconi in Italia, dove un popolo arrabbiato per i soprusi subiti si ritrovò ad eleggere una persona proveniente dal mondo dell’industria e della produzione, e non un politico di carriera. Una posizione comprensibile e traslabile negli States di oggi, se analizziamo la malagestione economica in corso.

Trump non e’ stato eletto dal sistema d’interessi del GOP, che ha fatto di tutto per fermare la sua marcia vittoriosa, bensì dalla volonta dei votanti che hanno ignorato le direttive provenienti dall’alto e lo hanno spontaneamente appogiato. Il voto verso Donald proviene da Republicani, Democratici ed Indipendenti accomunati da un unico desiderio, quello della fine del sistema partitocratico americano, volto a spartirsi interessi interni ed esteri.

La politica assurda di Obama sta facendo crollare, assieme all’economia statunitense, la fiducia del cittadino medio. Come possiamo escludere la Russia dal dialogo internazionale pretendendo di metterla in un angolo, in un momento nel quale il pericolo del terrorismo assurge ad una importanza forse mai sperimentata prima?

Solo un deciso cambio di strategia geopolitica e una alleanza diretta con la Russia possono sconfiggere l’avanzata dell’ISIS e del fondamentalismo islamico. Come si fa ad escludere dalle strategie internazionli la Madre Russia solo perche Putin fa paura ad Obama e ad i suoi amici democratici, che lanciano contro di lui una instancabile campagna d’odio, estendendola ai paesi europei?

Come si puo confrontare l’esperienza di un Putin, formatosi alla scuola del KGB, che ha vissuto il pericolo del fanatismo musulmano in Cecenia e negli attentati a Mosca con l’esperienza di Obama, semplice organizzatore di comitati di quartiere a Chicago, citta governata dai democratici negli ultimi cento anni e di conseguenza la citta oggi piu corrotta di tutti gli USA?

Ma Obama e i Dem comandano, e gli affiliati europei obbediscono. Si pongono sanzioni economiche contro la Russia rovinando e mandando in fallimento decine di coltivatori, produttori agroalimentari ed artigiani che esportavano i loro prodotti nei paesi dell’Est. A questo va aggiunto il controllo delle reti informative e dei mass media che spesso consegnano verità di comodo o pure contraffatte.

Il New York Times ha scritto un articolo sulle donne maltrattate da Donald Trump, con le stesse intervistate che si sono trovate a dover smentire tali interviste accusando i giornalisti del Times di avere distorto e falsato le loro dichiarazioni. Siamo ormai arrivati a questi livelli

Per invertire questa tendenza degradante e questo circo mediatico su larga scala, allora, ho deciso di finanziare di tasca mia e di gestire un sito con lo scopo di informare il pubblico internazionale con notizie che non vengono riportate e filtrate dalla stampa di regime. E’ ora di invertire la tendenza, partendo da un presidente statunitense più autonomo rispetto alle imposizioni partitocratiche e agli interessi trasversali.

(di Leonardo Zangani,  Donald Trump Italian Fan Club)

 

Come una certa stampa italiana distorce le notizie su Donald Trump

 

E’ stato appena pubblicato un articolo a firma di Michael Wolff sul Hollywood Reporter, le cui posizioni di simpatia verso Hillary Clinton e, soprattutto, per il partito della sinistra sono ormai da tempo risapute. Il servizio lascia trapelare una sorta di perplessità quasi a voler sconfessare il “buio” nel quale brancola l’articolista, che peraltro manifesta anche una buona dose di incompetenza su questioni di politica estera e, soprattutto, su quella europea, dove invece Donald Trump si è sempre espresso in modo chiaro e assai lineare.

Wolff, in riferimento ad un’intervista rilasciata da Trump del 25 maggio scorso in California, in merito alla sua posizione sul “Brexit”, scrive che il candidato alla Casa Bianca non conoscere il problema e, inoltre, non lo considera di importanza strategica.

Ma poiché le bugie hanno sempre le gambe corte, ho avvertito, non sollecitato, un obbligo morale di intervenire non con parole usuali ma con fatti concreti per dimostrare sia l’onestà intellettuale di Donald Trump, sia per smascherare le disinvolte “sparate” di Michael Wolff, attraverso un’intervista del candidato Repubblicano sul tema “Brexit”, rilasciata al giornalista Piers Morgan per “ITV Buongiorno Gran Bretagna”, a meta scorso dello scorso maggio. In cui dichiarava, in merito al referendum nel Regno Unito, che: “Londra, se lasciasse l’Unione europea, non avrebbe alcun impatto negli scambi tra Stati Uniti e Gran Bretagna qualora venisse eletto Presidente e, inoltre, sebbene abbia significativi investimenti in territorio londinese, non ha alcuna preferenza sul voto del 23 giugno prossimo”. Nella circostanza, Donald Trump ha definito l’Unione europea una “calamità” in relazione alla crescente emigrazione, mentre ha rivolto una legittima critica alla forte burocrazia, che non favorisce la creazione di posti di lavoro e danneggia le imprese che vogliono investire.

“Penso che se fossi un cittadino della Gran Bretagna – ha aggiunto – probabilmente, non sarei favorevole a tornare ad un sistema diverso”.

Poi, tirato per la giacca da Piers Morgan, sul fatto che la Gran Bretagna andrebbe indietro in caso di una separazione dall’Unione europea – riferito a quanto dichiarato da Barack Obama, secondo cui gli Stati Uniti preferiscono commerciare con grandi blocchi come l’UE – Trump, dopo aver detto testualmente: “certamente, non ci credo”, ha aggiunto che con lui “la Gran Bretagna sarà sempre trattata fantasticamente bene”.

Poiché l’esasperazione porta a straripamenti rovinosi e molte volte trascina l’uomo oltre lo steccato della correttezza e della stessa morale cristiana, attraverso falsità, giudizi infondati, sciorinando principi e dottrine d’aria fritta e rifritta, nonché cercando di adescare l’intelligenza dei lettori vendendo fumo. E che fumo!

Come ad esempio un’altra grande “bufala” riguardante le donazioni raccolte da Donald Trump a favore dei veterani di guerra.

 

 

Secondo una certa stampa, sempre di parte, vi sarebbe un velo di mistero e segretezza. Questo ora non vi è più, perché in difesa della verità e, soprattutto, con argomentazioni inoppugnabili, desidero mettere al tappeto le tante fandonie, attraverso l’allegata lista dei contributi donati ai vari organi che assistono i reduci di guerra. Eccoli:

 

22Kill $ 200,000 Achilles International Inc. 200,000 American Hero Adventures 100,000 Americans for Equal Living 100,000 America’s Vetdogs – The Veterans K9 Corps Inc. 75,000 AMVETS 75,000 Armed Services YMCA of the USA 75,000 Bob Woodruff Family Foundation Inc. 75,000 Central Iowa Shelter and Services 100,000 Connected Warriors Inc. 75,000 Disabled American Veterans Charitable Service Trust 115,000 Fisher House Foundation 115,000 Folds of Honor Foundation 200,000 Foundation for American Veterans 75,000 Freedom Alliance 75,000 Green Beret Foundation 350,000 Hire Heroes USA 75,000 Homes for Our Troops 50,000 Honoring America’s Warriors 100,000 Hope for the Warriors 65,000 Intrepid Fallen Heroes Fund 175,000 K9s for Warriors 50,000 Liberty House 100,000 Marine Corps- Law Enforcement Foundation 1,100,000 Navy Seal Foundation 465,000 Navy-Marine Corps Relief Society 75,000 New Englands Wounded Veterans Inc. 75,000 Operation Homefront 65,000 Partners for Patriots 100,000 Project for Patriots (*) 100,000 Puppy Jake Foundation 100,000 Racing for Heroes Inc. 200,000 Support Siouxland Soldiers 100,000 Task Force Dagger Foundation 50,000 The Mission Continues 75,000 The National Military Family Association Inc. 75,000 Veterans Airlift Command 100,000 Veterans Count 25,000 Veterans-In-Command Inc. 150,000 Vietnam Veterans Workshop Inc. 75,000 Warriors for Freedom Foundation 50,000 Total $ 5,600,000 Donald J. Trump Veteran Fundraiser .

 

Dopo queste doverose precisazioni espresse per dovere di verità e anche di cronaca, ci auguriamo che questo breve elaborato venga ripreso – con analogo risalto – dalla stampa Italiana.

 

Comunque, se volete saperne di più seguiteci sui nostri siti

 

http://italiansfortrumppresident.com/community/

Lascia un commento